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IL BUON PASTORE: A SCUOLA DI “BELLEZZA”…

Oggi ritorna l’immagine familiare del buon pastore. In realtà, sulle labbra di Gesù, l’aggettivo usato non è “buono” ma “bello”. Di quale bellezza parla Gesù? Della bellezza di un rapporto in cui ti offre la garanzia di una custodia ad oltranza e una intimità a prova di voce. Di una bellezza di sentirsi chiamare per nome! Un’icona che ravviva la memoria di un amore suggestivamente alluso dal profeta Ezechiele: “Sarò io stesso il pastore delle mie pecore e andrò in cerca della pecora perduta”. Appare soprattutto, in filigrana, un ritratto, quello di Gesù, già molto nitido nel quarto Vangelo. C’è una sorta di crescendo che dà unità all’autopresentazione di Gesù. Un triplice confronto. Anzitutto il buon pastore e la sua controfigura: il mercenario. Il contrasto è ancora più netto, abissale: da una parte il pastore dall’altra il ladro o l’estraneo. Nel cuore del discorso appare la figura sgusciante del mercenario. Due logiche totalmente diverse sottendono alle due immagini. Il buon pastore “offre la vita per le pecore”. Il verbo e la preposizione sono espressioni totalizzanti: tutta la vita “per”… Radicalmente diversa la logica mercenaria. E’ preoccupato di sé, e all’apparire del lupo non pensa che alla propria pelle.

Dal confronto a modo di contrasto, subentra il secondo confronto a modo di dialogo: tra il buon pastore e il suo gregge. La relazione viene illuminata da due verbi: il “conoscere” e il “condurre”. Tra il pastore e ogni sua pecora c’è uno sguardo amoroso, personalissimo e profondo. Il conoscere è modellato sullo stesso rapporto interpersonale del Dio comunione: “Conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, come il Padre conosce me”. Tuttavia il conoscere, indicativo di una chiamata per nome, non dice tutta la bontà del pastore. Egli ha altre pecore da “condurre”. Il suo è uno sguardo che vede oltre, è una voce che chiama, è un cuore che cerca; il buon pastore dona la vita per tutti! Insomma, il condurre rimarca la dimensione missionaria del pastore; la quale appare ancora più forte nel terzo confronto indicato da Gesù: nel rapporto di comunione con il Padre. “Per questo il Padre mi ama”. Ed è questo amore la sorgente dell’offerta libera e obbediente del Figlio, del donare la vita e del riprenderla…

Una cosa è certa. Nessuna vita umana è pienamente appagata se non nella direzione di un “sì” serio e totalizzante al progetto di Dio ovunque egli chiami. La verità di un rapporto, la forza di un legame è misurata solo quando su di esso si addensa una nube oscura. Nulla di noi è vero se non ha conosciuto la purificazione del crogiuolo. Solo l’ “eccomi” vince sulla cultura dell’indecisione, del compromesso, dei rimandi a oltranza delle decisioni che contano, se c’è una seria esperienza di Dio: la percezione del suo sguardo! La parabola del pastore “bello e buono” ne indica la strada: “ascoltare quella voce”, “conoscere” quel volto. Solo l’ascolto apre alla preghiera anche per i propri pastori, attrezza le decisioni serie della vita e fa fiorire, come a primavera, la Chiesa in tutta la sua “bellezza”!

                                                                                   

                                                                                   Padre Gottardo


Domenica 21 aprile, alle ore 17.00, ci sono le Cresime dei nostri ragazzi/e

Domenica 28 aprile, è la festa di San Luigi di Montfort, fondatore dei Missionari Monfortani

 

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